martedì 30 dicembre 2008

The music is over nell'epoca dei non giovani.

When the music is over.

La musica è finita e probabilmente non c'è niente da fare.
Siamo sotto le feste natalizie, fa freddo e tutti cercano di ammazzare il tempo nel migliore dei modi.L'alone sacro del Natale è bello che andato e la gente cerca qualcosa di interessante per il profanissimo Capodanno. Si affittano case in montagna, si preparano cene, cose così insomma.
In un tempo indeterminato che può essere ieri come mille anni fa mi è capitato di trovarmi in una di queste case prese in affitto con le migliori intenzioni festive. Era però popolata da persone più giovani di me, ragazzi in quella difficile e torbida fascia di età che va dai 20 ai 22 anni da cui io sono appena uscito.
Entriamo allora in questa bella casa, moderna, situata nel gelo di una ridente località nevosa. La prima cosa che mi colpisce è l'estrema pulizia, infatti, nonostante ci fossero state almeno 10 persone, il pavimento brillava. Mi siedo vicino al radiatore. C'è un grande tavolo dove dei ragazzi abbastanza simpatici giocano a carte. Nei bicchieri però non vedo nulla di alcolico ma soltanto fresca Pepsi cola. Strano, forse questi non sono i giovani che Studio Aperto descrive come pazzi esaltati che perdono la vita in qualche notte brava. Continuiamo, la seconda cosa che mi colpisce è che alla mia richiesta di metter su un po' di musica una voce dal coro mi avverte. Nessuna, tra quelle persone, si è ricordata di portare una radio, un Ipod, un lettore cd e tantomeno un grammofono. Con molta gentilezza rimediano alla mia forse troppo invadente richiesta con dei pezzi di Ozzy suonati dalle blande cassedi un cellulare. Non so, qualcosa mi dice che questi non sono propriamente i giovani che io immaginavo e che la tv descrive, c'è qualcosa nell'aria che odora di asettico e di vuoto. Una caramellossa sensazione di normalità che da sempre non si addice ai post-adolescenti. Sono ragazzi svegli e gentili, dov'è il poblema?
Avrei sicuramente bisogno di più materiale per giudicare o analizzare, però non posso fare a meno di scrivere questo post dato che l'esperienza descritta si va a situare in un pensiero più ampio che negli ultimi tempi prende spazio nella mia mente.
Credo che il nostro paese sia ormai invaso da un buonismo a-critico e nazionalpopolare che tutti i programmi mediatici rivolti ai giovani rafforzano. E'assurdo che i guru della televisione per ragazzi riempiano le case con truci storie di sesso, droga, alcool e violenza molto spesso dallo sfondo implicitamente razzista. E' assurdo che la fascia di persone che va dai 13 ai 22 anni venga descritta come irresponsabile, pazzoide e soprattutto pericolosa. Io posso dire soltanto che i ragazzi di oggi che non sognano più l'America come cantava Ramazzotti se paragonati a chi aveva vent'anni negli anni '70 o '60 sono purissimi. Questo non è una male dato che nessuno, giustamente,vorrebbe un ritorno alla violenza politico-sociale di quegli anni, ciò che non sopporto è che nonostante questo i ragazzi diventino il bersaglio di chissà quali paternalistici rimproveri.
Bisogna anche assumersi le proprie responsabilità. Sembra che in nome di qualche ideale sicurezza consumistica, che tra l'altro in Italia non c'è, in nome di qualche status symbol in più raggiunto, abbiamo rinunciato a quella sanissima follia fatta anche di azioni irresponsabili che connota l'adolescenza e la post-adolescenza.Io ho capito forse dov'è il punto. La mentalità nazionalpopolare degli ultimi tempi ha tolto sempre più valore alla cultura; sia con azioni concrete, i tagli sono un esempio, sia con azioni ideologiche. La cultura, la pluralità di idee viene associata all' attegiamento intellettuale e bacchettone legato alla sinistra la quale, attraverso il potere dei media, viene descritta come una fascia eternamente perdente. Andare ad un concerto o scegliere la musica da ascoltare è un atto di sinistra e quindi da perdenti. Ecco allora la famosa omologazione e l'inevitabile ritorno del machismo e del solito attegiamento "zerbini con i più forti, prepotenti con i più deboli". Assieme al maschilismo che vorrebbe rimettere la donna al proprio posto va a braccetto il paternalismo, l'altro tratto saliente della nostra società. Il sistema vuole dei bravi ragazzi puliti che non si perdono dietro alle facezie artistico-culturali quali la musica, il cinema ecc. Ai concerti non ci sono più adolescenti. Dove c'è cultura, infatti, c'è anche senso critico e coscienza, allo stesso modo c'è utopia ed irresponsabilità e quindi la freschezza di chi è giovane. Il sistema vuole delle persone gentili e brave che sappiano rinunciare alla riflessione. Riflettere è scomodo e non porta a nulla di concreto, il precariato e la crisi economica incombono e non c'è tempo per farlo. Ciò che ci lasciano intendere è che è colpa della nostra inettitudine se siamo precari ed in fondo l'unico modo per ritrovare un equilibrio perduto sarebbe il ritorno all'ordine, ai sani valori della Patria e della famiglia. Cose ammirabili ed importanti se connotate da una reale volontà di scelta. Il ritorno all'ideale di purezza dei buoni valori e dell'ingenuità quasi bucolica del popolo che si abbandona totalmente alla volontà di chi lo governa oggi è un processo subdolo che usa i media convenzionali per esprimersi. Basta prendere qualsiasi fiction o soap-opera italiana per osservare la rappresentazione di un mondo ideale senza vizi e parolacce.Se da un lato si tende a mascherarsi da "contemporanei" con determinati procedimenti stilistici dall'altro si ripropongono i buoni vecchi valori convenzionali grazie a personaggi-stereotipo senza caratterizzazione psicologica. Lo stesso vale per le situazioni e per le ambientazioni.
Mi fermo quì; fatto sta che quelle persone che ho descritto sono il bersaglio preferito del processo di cui ho parlato ed è naturale che non riescano a vivere la giovinezza nella follia irresponsabile ma interessante che dovrebbe caratterizzare quel periodo. Il processo di falso ritorno all'ordine utopico è inarrestabile,va però arginato. Si può fare rinunciando all'odio ideologico e pensando che la pluralirà di informazione, di visione sul mondo e sui fatti, anche se scomoda, è l'unica via per capire il nostro tempo.
Senso critico per tutti, riflettete rilassati e siate sereni,
Saluti
SOULWILLY la pecora.

domenica 28 dicembre 2008

Sì viaggiare, no viaggiare

Viaggiare, che strana cosa. Una cosa che mi è sempre piaciuta, forse perchè ci sono abituato sin da bambino. L'ho sempre fatto e l'ho trovata sempre la forma più naturale di esperienza e conoscenza. Stimo e amo i viaggiatori e le viaggiatrici. Per viaggiatori intendo chi parte con una mezza valigia, già il trolley è troppo, e riesce a considerare il viaggio come qualcosa di "normale".
La mia stima, quindi, non va tanto agli esploratori, ai pellegrini, che cercano nello spostamento una specie di rivelazione mistica o una cura ai propri affanni e malanni. La mia stima colpisce chi si muove senza pregiudizio e sa fare del mondo la propria casa trovando il bello e il buono in ogni cultura e chilometro quadrato; dal Marocco alla Guinea, da " Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar", tanto per citare qualcuno di poco famoso.
Ma ritorniamo sul concetto del viaggiare. Nell'ultimo post affermavo che tutto nella mente ha una quasi precisa rappresentazione. E' naturale associare delle semi-precise immagini ai pensieri chiusi nel cervello. Immagini mutuate sia dalle nostre esperienze personali, sia da quello che leggiamo, che vediamo o che ascoltiamo, prese quindi dall'esperienza personale che però in questo caso è esperienza personale di conoscenza e studio. Se dico la parola "viaggio" ad ognuno verrà in mente un campionario di frammenti visivi differenti che allo stesso tempo poggiano su alcuni punti comuni; l'aereo che decolla, l'autobus che parte da qualche stazione in una mattina di sole, la macchina fredda con il riscaldamento acceso che si prepara a battere la strada ecc.
Io quando penso al viaggio, oltre che a queste immagini, faccio riferimento ad una visione un po' romantica, quasi da Lied, in cui vedo il pellegrino che senza sosta si muove sulla neve...e proprio quì mi sbaglio. Il viaggio contemporaneo, infatti, è più uno spostamento orizzontale che un movimento obliquo-verticale. Avete presente gli aerei? Ci sono delle bellissime città che riposano sulla pancia del mondo: Roma, Praga, Mosca, Berlino, Barcellona, New York, Tokyo, Budapest e chi più ne ha più ne metta. Posti statici, fermi, in cui gente normale fa la propria vita. Ci sono gli aerei che partono da un determinato aeroporto e arrivano in una determinata città, si muovono prima in verticale e poi in orizzontale. Si spostano veloci ed in due ore dall'Italia è facile raggiungere quasi tutta Europa. Se ci pensiamo tutto questo è pazzesco. Con quattro ore di volo ci troviamo catapultati a Mosca, ad esempio, una splendida città in cui la gente, come è naturale, vive secondo valori e parametri molto diversi dai nostri. E' pazzesco ma tanto affascinante.
Ogni volta che mi trovo in un posto nuovo ho paura di essere eccessivamente invadente, provo però a rilassarmi e a considerare quello che ho attorno come una possibile casa.
Il mio modo di viaggiare nasconde un approccio di tipo sociologico; mi piace andare a fondo nelle culture dei popoli che vado a visitare, vedere come si muovono, come vivono la vita e che relazioni hanno con il prossimo, con l'altro sesso, con la famiglia, con il consumismo.
Si parla di globalizzazione, oggi un po' meno di quanto se ne faceva qualche anno fa, si parla di omologazione delle culture, della perdità d'identità ecc. In ogni spostamento invece io ho sempre notato che i popoli mantengono e rinnovano i propri riti e tradizioni. Anche nell'era del mercato globale nel Regno Unito si va al pub, da tempo immemore in Italia e in Francia si mangiano determinate pietanze e via discorrendo. A mio parere nei riti più semplici quali il mangiare, il bere, il modo di divertirsi e di vestirsi si trova la vera essenza di una popolazione.
E' la scoperta di queste abitudini che mi sprona a viaggiare, a continuare a farlo incessantemente. Nel viaggio vedo la più alta forma di apprendimento possibile, il modo migliore per diventare saggi.
Viaggiate e ricordate sempre di rilassarvi.
Salutistimi,
SOULWILLY il pollo.

Non c'è problema.

"Non c'è soluzione perchè non c'è problema" affermava Marcel Duchamp. Il problema infatti non c'è mai. Perchè dovrebbe esserci? Ora mettiamo il caso che ci sia, diamogli una forma, se ci riusciamo diamogli pure un nome. Bene, cerchiamo di riflettere. Qual'è il problema? Forse non avere ciò che si vuole può essere una buonissima risposta. Allora soffermiamoci e rilassiamoci. Innanzitutto bisogna focalizzare la cosa che si vuole e che non c'è, assicurarsi che manchi per davvero. Adesso chiudiamo gli occhi e continuiamo a rilassarci. Respiriamo, facciamo entrare un flusso leggero e morbido nel naso e continuiamo a puntare l'attenzione sul problema. C'è ancora? Se è ancora presente bisogna stare attenti alla forma, realizzare se i suoi contorni sono cambiati. Ogni cosa nella nostra mente ha una rappresentazione e spesso anche un preciso colore. Il 3 è verde, il 4 è giallo ed il 25 Dicembre è rosso. Almeno per chi scrive.
Ora torniamo sul problema. Che forma ha? Di che colore è? I suoi contorni sono fissi o si muovono?
Continuiamo a respirare e spostiamoci per un po'. Bisogna guardarsi da fuori e ritrovare il proprio posto nel mondo, darsi delle coordinate precise. Ad esempio io sono nella citta X nell'ora Y seduto sul letto Z. Vedere da lontano la nostra maglia, le scarpe, i pantaloni e l'acconciatura dei capelli. L'attaccatura dei capelli, la fronte, le mani, le dita e le unghie. Sentire ad un tratto il nostro tempo. In fondo, al di là delle polemiche, siamo sempre quì.
Se guardiamo noi stessi da fuori possiamo notare che ogni cosa che ci circonda tradisce la nostra condizione storica. Allora rilassiamoci e appreziamoci in quanto ciò che noi pensiamo problema è qualcosa di storico e di passeggero. Cerchiamo di credere nell'abbondanza e facciamo in modo che delle piacevoli scosse energetiche attraversino la carne. Ritroviamo il peso della massa corporea schiacciato sulla superficie su cui poggia il nostro sedere, sentiamo la stoffa che ci abbraccia e la spugna che copre i nostri piedi. E' tutta quì la realtà; in questo preciso momento. E dopo questo momento verrà un altro momento ed in quello troveremo altre soluzioni per stare al mondo. Ogni istante ha una soluzione e quindi, forse, preoccuparsi eccessivamente non serve più di tanto. Allora cerchiamo di dare importanza al punto del tempo in cui siamo e godiamocelo con le migliori intenzioni.
Il problema sussiste?

sabato 27 dicembre 2008

Lombristic!

Proprio di riflessione sui generi si tratta, quello di cui scrivevo ieri. E' proprio questo il punto oltre all'assenza di pensiero che è costantemente rimarcata e sottolineata. Troppe informazioni mi confondono le idee. L'accumulo di immagini, suoni, stili c'è ed è chiaro. E un male? Un bene?
Ora non m'importa.
Ieri sera mi è capitato di vedere i Lombroso, il duetto composto da Agostino Nascimbeni e Dario Ciffo già al secondo album. Nei Lombroso c'è una grossa riflessione sulla musica popolare. Su quella internazionale ma soprattutto su quella nazionale. Una corda flessibile va a toccare sia Battisti(prima influenza chiarissima del duo) ma passa per altro ancora. Va a toccare anche gli Area ad esempio. Questo intenso lavorìo di riscoperta ed ascolto della musica nostrana, nel rock italiano era già vivo nelle personalità artistiche più sensibili degli anni '90 era però influenzato, ed è logico a mio parere, da grandi eventi musicali allora contemporanei che spesso accadevano fuori dai confini nazionali.
Ieri sera sono stato per certi versi quasi folgorato. Mi è sembrato che per i Lombroso l'influenza della musica precedente, estera ma soprattutto italiana, non porta a riutilizzare facili contenitori stilistici sicuri come spesso succede negli ultimi tempi. Ho notato invece che c'era freschezza in quello che sentivo, una freschezza non ingenua. Matura, consapevole. Le influenze sono chiare, presenti, ma metabolizzate già da un pezzo. Cosa più importante; sono sentite e fungono da collante di comunione collettiva tra artista e pubblico. Il fatto curioso è che questo processo di riflessione non è mai "ruffiano" e fortunatamente non strizza l'occhio a nessuna coolness del quanto-è-figo il vintage. Per certi versi, azzardando, mi pare che nella loro musica si ricostruisca una nostra identità nazionale e musicale che sovente scordiamo di possedere. Ricostruire, riflettere sulla cultura musicale italiana, sul rock italiano che, secondo chi scrive, in alcuni casi ha toccato picchi sublimi. Non esagero.
E' verissimo che in Italia, nel secolo scorso soprattutto grazie alla televisione e alla radio e , naturalmente, alla musica che passava per quei media, si è creata una sorta di identità collettiva; una fine cultura nazionale che alcuni attegiamenti governativi oggi vogliono uccidere.
Nei Lombroso vedo la consapevolezza di questa esistenza e resistenza culturale.... anche se non si riesce a capire "cosa sia bello davvero" e non si hanno pensieri quando siamo "coinvolti completamente". Sono convinto però che loro siano sulla strada giusta. Forse è proprio la riflessione sul passato e sull' abbuffata di creatività novecentesca ad essere la cifra stilistica della meglio musica dei nostri giorni.
Salutisti e gratuiti saluti,
SOULWILLY

venerdì 26 dicembre 2008

A brand-new spleen in a post-modern era.

Ecco un altro delirio d'ambiente, da camera, fresco di composizione. Non so, queste note vengono fuori nei giorni piovosi e rappresentano l'espressione personale di uno spleen post-moderno.
Questo anno che si accinge a scomparire darà il posto a un nuovo anno. Il 2009 sarà importante in quanto per certi versi sancisce una fine. La fine dei primi dieci anni del XXI secolo. E' proprio quì che si dovrebbe riflettere e vedere se questi momenti che dalla paura del millenium bug passando per le torri gemelle ci hanno condotto fino ad oggi hanno rappresentato qualcosa di nuovo o sono stati solo una ripetizione e rimodernizzazione di certi modelli del secolo scorso. Non c'è dubbio che in qualche modo è difficile liberarsi del Novecento. E' difficile sbarazzarsi delle sue forme e contenitori, soprattutto per ciò che riguarda la musica, il cinema, l'arte visiva e compagnia bella.
La società in cui viviamo, in Italia solo in parte, ha saputo trasformare, ripescare, vendere ogni icona, ogni nota ed ogni fotogramma. Il sistema si è fatto raffinato ed ha sviluppato una certa tolleranza per tutte le forme di espressione proprio perchè queste, in ogni caso, diventano vendibili se pubblicizzate bene e quindi producono valore. Internet inoltre ha portato tutto l'accumulo di immagini, suoni, parole ecc. alla portata di tutti;in ogni casa o quasi. Abbiamo un catalogo vastissimo su cui far nascere le nostre ispirazioni ed aspirazioni. Su questo catalogo di influenze ho riflettuto e ho cominciato a darmi da fare componendo delle brutte cose tramite il computer, prolungamento dei nostri arti, parte integrante della nostra vita. Una macchina abituale che si va ad inserire tranquillamente nel catalogo degli oggetti comuni della nostra epoca come lo è stato il giradischi, la tv, lo stereo per il secolo-millennio scorso. Ma ciò che ci divide da quel periodo è proprio la capacità che il computer ha di creare.
Riceve,crea e comunica....una sintesi.
Eccovi allora questa nuova creazione.Enjoy!

http://www.zshare.net/audio/53279578b5f58477


Ascoltate e ricordate che bisogna sempre rilassarsi!

P.S. Sulla destra troverete un link ad un sito su cui potete ascoltare 4 pezzi degli Shy Eon.Sono 4 tracce molto originali di una band nostrana che a mio parere sa unire un vero e non scopiazzato attegiamento low-fi ad una sentita sensibilità nordica,tenue e melanconica,nonostante vengano dall'antichissimo Latium,una terra, di per sè, solare. Sicuramente un gruppo da ascoltare e da tenere sott'occhio.

Soulwilly ambient experiments.Musician without an ambition.

Ed eccoci quì. E' da tanto che volevo raggruppare tante idee che affollano il mio tempo e la mia testa,dei frammenti apparentementte distanti,dentro un contenitore più organico.Il contenitore di cui parlo dovrebbe essere questo blog che servirà per dare un ordine alle cose sparse sul tavolo dell'esperienza.Tutto però,nonostante questo inizio pomposo,andrà fatto senza seriosità e con molta ironia.
Il miglior inizio è proprio una piccola raccolta di una trilogia ambient composta in questi ultimi mesi dal blogger che scrive,cioè io.da un pò di tempo vesto i panni di SOULWILLY e senza regolarità nè ambizione tento di comporre delle cose,è l'unico modo per chiamarle.Vediamo cosa ne pensate!
Ecco i link(s):

http://www.zshare.net/audio/532079306a032ad9/


http://www.zshare.net/audio/532077315343cb76/

http://www.zshare.net/audio/53207408d9f002ce/

Inoltre,appena posso,queste musichine le troverete nell'archivio.
Saluti salutisti,
SOULWILLY